Le vertical farm incrementano la sostenibilità ambientale indoor e ammaliano gli chef. 

Il vertical farming, uno dei food trend 2021, spesso viene definito il futuro dell’agricoltura: un’innovazione necessaria dato i cambiamenti climatici spesso imprevedibili. Tramite questo approccio 4.0 dell’agricoltura niente grandinate o gelate improvvise possono compromettere il raccolto, garantendo al contempo prodotti sicuri, sani e dal gusto intenso.

Vertical farm: che cos’è e come funziona

Ma come funziona una vertical farm?

In una vertical farm, tramite degli orti verticali settati con parametri climatici ideali, si opera in un ambiente sterile ed asettico consentendo l’autoproduzione di piante non contaminate, salubri e naturali al 100%. 

La coltivazione verticale permette di raggiungere una produttività maggiore rispetto a quella in campo: paragonate le stessi superfici di terreno, con la vertical farm si riesce in tempi brevi a raddoppiare la produzione. Un’ottima soluzione per minimizzare i tempi, i costi, gli spazi e anche lo spreco di acqua. Infatti tramite le vertical farm c’è un ristagno idrico che supera il 90% rispetto quello dell’agricoltura convenzionale. 

La prima è nata a Singapore nel 2012 ed è la Sky Greens Farm. Nacque per ovviare al problema dell’inquinamento idrico dopo il disastro di Fukushima e da lì non solo il Giappone ma anche tanti altri paesi hanno deciso di ridimensionare la propria agricoltura.

Il trend che conquista gli chef

I prodotti delle vertical farm sono rivolti principalmente al mondo della ristorazione. Spesso molto diffusi nei ristoranti di alta cucina e ricercati dagli chef, che rendono questi prodotti parte integrante della loro filosofia, comunicandola ai proprio clienti ed utilizzandoli come strumento di Marketing.

Le particolarità più richieste sono sicuramente i microgreens: dei veri e proprio micro ortaggi, piante spontanee e giovani.

Ciò che rende uniche queste foglie è il loro sapore concentrato: ne bastano poche per caratterizzare un piatto e renderlo incisivo.

Non da meno il fatto che stia prendendo piede da parte di ristoranti e negozi, l’uso di dotarsi di piccole vertical farm indoor che producono ortaggi e piante aromatiche direttamente in loco. 

Il primo slancio è stato di una fattoria di Brooklyn, Smallhold, per rispondere alle esigenze dei consumatori sempre più informati sulla provenienza dei prodotti e volti a scegliere solo quelli freschi e a km0. Nella prima fase produttiva i funghi, elemento caratterizzante della produzione di Smallhold, crescono nella fattoria di Brooklyn per poi essere trasferiti nei luoghi di consumo tra ristoranti, supermercati e punti vendita.

Queste mini fattorie, oltre essere belle a vedersi e attirare l’attenzione dei clienti, possono arrivare a produrre anche 50 kg di prodotti a settimana. Il tipo di ristorazione basato sulle vertical farm, attualmente, prende piede principalmente nelle fasce di consumatori high-end, considerando anche gli standard qualitativi molto alti delle materie prime.

Infatti entrare in una vertical farm è come entrare in una gioielleria di frutta e verdura: i led viola, i cosiddetti farm lighting, ridisegnano un’area di produzione in un exhibit immersivo dell’ortofrutta.