È Già Domani

L’attenzione all’ ambiente è uno dei temi che, negli ultimi anni, sta acquisendo sempre più importanza nella nostra società. Risulta estremamente chiaro quanto nel nostro piccolo, ognuno di noi può compiere dei piccoli gesti “green” che ci permetteranno di supportare l’ambiente. Proprio per questo abbiamo magari deciso di focalizzarci sul riciclo, sul limitare le emissioni di CO2 su o su uno shopping più consapevole. Come scegliere però? Siamo circondati da campagne di marketing che professano una linea verde sia nella produzione che nella distribuzione dei propri prodotti ma quante aziende mantengono davvero queste promesse? Ebbene, questo tipo di marketing ha un nome ed un suo significato ovvero Greenwashing.

Greenwashing, la sua definizione

Partiamo con lo spiegare nello specifico, cosa significata Greenwashing? Con questo termine indichiamo un neologismo inglese che vuole mettere in evidenza tutti quei comportanti all’esterno votati alla tutela dell’ambiente ma che in realtà sono solo uno specchietto per le allodole. Quindi non parliamo certamente di un comportamento positivo ma di un qualcosa che può trarci in inganno nel momento in cui siamo di fronte alla scelta di un determinato prodotto. 

Un fenomeno sotto attenta osservazione

Dopo aver capito la definizione di Greenwashing, parliamo di come attualmente sta venendo gestito questo fenomeno. Una delle iniziative più recenti contro queste azioni di marketing fraudolente arriva direttamente dall’Unione Europea. L’UE, infatti, ha svolto una indagine per capire quali aziende svolgano davvero le attività green tanto decantate dalle pubblicità. 

L’indagine sul Greenwashing nasce in maniera congiunta con le autorità nazionali a tutela dei consumatori in ed è rivolta alla protezione dei diritti di questi ultimi.

L’indagine e le conseguenze del Greenwashing

Dopo una verifica accurata, la Commissione e le diverse autorità che si pongono a tutela dei consumatori hanno esaminato attentamente 344 affermazioni che sembravano apparentemente dubbie. Quest’analisi ha fatto trasparire che in più la metà dei casi, le aziende interessate non forniscono ai consumatori informazioni sufficienti per valutare la veridicità. All’incirca nel 37% dei casi, queste dichiarazioni sono composte da formule molto vaghe e abbastanza generiche.

Succede sempre più spesso che termini come “cosciente”, “rispettoso dell’ambiente”, “sostenibile”, vengono utilizzati al fine di suscitare nel consumatore l’ impressione che un prodotto non abbia alcun impatto negativo sull’ambiente. Secondo le statistiche, nel 59% dei casi il produttore non fornisce nessuna prova accessibile che supporta le sue affermazioni.

Considerando ciò le autorità nazionali contatteranno tutte le imprese interessate al fine di segnalare i problemi riscontrati durante l’analisi e garantire che questi vengano risolti. Alla fine di questo processo, tutti i risultati emersi dell’indagine verranno utilizzati all’interno della valutazione d’impatto che sarà redatta per la nuova proposta legislativa che ha come obiettivo primario quello di dare ai consumatori i giusti mezzi per la transizione verde.

Perché è un problema il Greenwashing?

Il Greenwashing crea diversi danni non solo al consumatore ma anche allo stesso movimento ambientalista nonché alla vera green economy. Il consumatore sfiducerebbe non solo l’azienda che ha proposto tale prodotto ma in senso generale potrebbe non essere più sensibilizzato dalla questione ambientale proprio nel momento in cui il nostro pianeta ne ha più bisogno.

Il consumatore che sceglie di voler aiutare l’ambiente con le proprie azioni ha il diritto di essere consapevole delle scelte che compie. Proprio per questo deve essere tutelato dalle autorità competenti per evitare di imbattersi in spiacevoli fenomeni come il Greenwashing.