L’emergenza sanitaria che sta scrivendo la storia di questo momento ha reso necessaria una riorganizzazione della quotidianità degli individui, un forte cambiamento nella gestione dei processi personali e, soprattutto, grande impatto sull’organizzazione del lavoro.

Molte le aziende italiane che approcciano al lavoro agile o smart working.

Da un’indagine condotta da Infojobs (la prima piattaforma online in Italia per la ricerca di lavoro), nel mese di marzo 2020, emerge un dato sorprendente: “il 72% delle aziende in Italia ha attivato la modalità di lavoro smart working”. Ed ancora, di queste il 56% ha dichiarato di averla applicata per la prima volta.

Il dato risulta essere interessante, anche se non tutti i settori merceologici e non tutti i ruoli sono per definizione riorganizzabili in smart working.

Logica quest’ultima che giustifica il dato relativo, invece, ai lavoratori italiani, di cui solo il 15% sta lavorando in smart working, mentre della restante parte il 45% risulta a casa ma senza reddito, il 25% in ferie o congedo e solo il 13% è ancora fisicamente presente sul posto di lavoro, come prima dell’emergenza Covid-19. E’ interessante anche il dato che esplicita che di questo 15% di lavoratori in smart working, il 79% dichiara di averlo adottato per la prima volta in assoluto.

Il 38% dei lavoratori che sta vivendo il lavoro in modalità agile si sente fortunato e tutelato nel poter seguire le misure restrittive prescritte per questo periodo; il 27% è contento di poter sfruttare la tecnologia ed attraverso essa di continuare a lavorare senza problemi; solo il 7% rileva una riduzione di produttività a causa degli impegni familiari da gestire insieme al lavoro.

La caratteristica più apprezzata dello smart working (dal 17% dei lavoratori) è proprio la possibilità di gestire contemporaneamente esigenze personali e lavorative, risparmiando tempo per gli spostamenti ed organizzando i propri orari con flessibilità.

Le aziende italiane dichiarano, dall’altro lato, nel 64,5 % dei casi che i propri dipendenti hanno apprezzato la decisione di lavoro in smart working, nonostante i problemi di tipo organizzativo e relazionale.

In realtà, gli aspetti negativi evidenziati di questa nuova gestione lavorativa sono stati proprio la mancanza di socialità e di confronto con i colleghi (nel 27% dei casi) ma anche la mancanza della comodità della propria postazione lavorativa (nell’11% dei casi) o la perdita dello stimolo di prepararsi per uscire di casa (nel 10% dei casi).

Cosa ci chiediamo a questo punto? Lo smart working continuerà anche dopo l’emergenza Codiv-19?

Il 30% delle aziende italiane hanno risposto che post Covid-19 si ritornerà alla normalità pre Covid-19, mentre il 28% aspetterà le disposizioni legislative per poi eventualmente implementare a regime lo smart working.

I lavoratori,invece, dall’altro lato, nel 71% dei casi vorrebbe continuare a lavorare da casa almeno 1 o 2 giorni a settimana, mentre il 13% non vede l’ora di tornare in ufficio!

In conclusione, affermiamo che lo smart working è stata una misura eccezionale adottata con una tempistica di urgenza e, ad oggi, non è ancora definita come desiderio e speranza che possa essere la modalità di lavoro di domani.